Santoreggia - Satureja hortensis
La Santoreggia è una pianta erbacea annuale originaria del bacino Mediterraneo e dell'Asia sud-occidentale. Ha steli verdi, carnosi, ricoperti da piccole foglioline verde chiaro leggermente pubescenti, eretti e molto ramificati; in estate produce moltissimi fiori lilla, di piccole dimensioni. Tende a costituire ampi ciuffi alti circa 30-40 cm.
Santoreggia montana è una specie sempreverde, semilegnosa, tappezzante, con fiori lilla, rosa o bianchi; entrambe le specie hanno foglie molto profumate, utilizzate in erboristeria e in cucina, come pianta aromatica, soprattutto con le carni e i salumi, visto il profumo molto intenso.
La coltivazione di questa pianta non è particolarmente complicata a patto che si disponga di un buon substrato e del clima ideale. La santoreggia ama infatti esposizioni al sole e temperature elevate, da clima mediterraneo. La sua valenza ornamentale non è particolarmente interessante anche se la pianta ha comunque un buon effetto riempitivo per via del cespuglietto verde che forma.
Se abbiamo piantato la santoreggia e la stiamo coltivando a scopo ornamentale e aromatico, avremo una crescita molto prosperosa di questa pianta e dovremo contenere il suo sviluppo con una potatura contenitiva. La potatura servirà per non permettere alle piante di svilupparsi troppo in volume e aiuterà inoltre la Santoreggia a ricacciare, trovando nuova vigoria e prolungandone sensibilmente la durata.
Parlando di esposizione, come accennato la Santoreggia predilige posizioni soleggiate, ma si sviluppa senza problemi anche in ombra parziale; la specie annuale dissecca completamente con l'arrivo dei primi freddi, la Santoreggia montana invece va riparata dal gelo nelle regioni in cui è più intenso e persistente.
Non necessita di grandi quantità d'acqua, preferendo la siccità agli eccessi di annaffiature. Una annaffiatura adeguata ne migliora comunque la crescita.
La Santoreggia cresce dalle zone costiere sino in montagna a 1500-1600 metri, a patto che l'esposizione sia in pieno sole. Dove le temperature invernali sono troppo basse, la Santoreggia può seccare parzialmente o totalmente durante la stagione fredda, a seconda dell'intensità delle gelate.
LA SANTOREGGIA IN BREVE |
Famiglia, genere, specie | Lamiaceae, Satureja, più di 30 specie |
Tipo di pianta | Arbusto, annuale o perenne |
Fogliame | Da persistente a semipersistente |
Altezza e larghezza massime | 40 x 20 cm |
Coltura | Facile e poco impegnativa |
Necessità idriche | bassa |
Esposizione | Sole, mezz’ombra |
Terreno | Calcareo, povero, sassoso |
Umidità del terreno | Secco |
Umidità ambientale | Alta (vaporizzare spesso) |
Terreno | Acido e drenante: 50% terriccio acidofile e sfagno + 50% perlite |
Umidità del terreno | Secco, molto ben drenato |
Ph | Da neutro ad alcalino |
Crescita | Da media a veloce |
Rusticità | Da rustiche a semirustiche le perenni, delicate le annuali |
Propagazione | Seme (annuali), divisione, talea, propaggine (perenni) |
Utilizzo | Vaso, orto, giardino roccioso, angolo aromatico, zone naturali |
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La Santuregia hortensis Ama i terreni asciutti, sabbiosi o rocciosi, molto ben drenati, non particolarmente ricchi di materia organica; non necessita di fertilizzazioni o di potature. In natura si sviluppa in molte zone mediterranee rocciose o comunque con substrati poveri, dove è in grado di colonizzare in solitudine o con altre specie piccoli pezzi di terreno.
Con la santoreggia vanno evitati assolutamente i ristagni idrici che danneggiano molto la pianta. In condizioni di ristagno le radici della santoreggia soffocano nel terreno sommerso ed il rischio di marciumi radicali è molto elevato.
Solitamente la santoreggia si moltiplica per seme, in primavera, e generalmente tende a riseminarsi spontaneamente ogni anno. Se utilizziamo questa pianta in maniera abbondante in cucina, un'ottima soluzione può essere quella di comprare i semi ed allevare le piante dapprima con una semina in semenzaio e successivamente con un trapianto in piena terra o in vaso. Se invece utilizziamo la santoreggia saltuariamente possiamo tranquillamente comprare 1 0 2 vasetti in un vivaio: la crescita e lo sviluppo della pianta saranno sufficienti a rimpiazzare le foglie utilizzate in cucina.
Per propagare le varietà annuali è bene procedere per semina, mentre per quelle perenni le vie migliori sono senz’altro la divisione e la talea.
Per la semina si procede a metà marzo. Il substrato ideale è composto da terra da giardino mescolata a sabbia e un poco di ghiaia fina. Curiamo attentamente il drenaggio. La germinazione avviene in circa 15 giorni e le piantine raggiungeranno la maturità dopo circa 2 mesi.
La divisione si effettua tra marzo e aprile. Si estrae il pane di terra e si divide il cespo in più parti. Reinseriamo solo i getti più giovani e vitali.
Talea i risultati migliori si ottengono con rami erbacei prelevati in primavera o semilegnosi, dopo agosto. Devono essere lunghi circa 10 cm e vanno inseriti in una composta molto ben drenata a base di terriccio, sabbia e eventualmente perlite.
Teniamo il tutto all’ombra e umidifichiamo di tanto in tanto. La radicazione avviene piuttosto velocemente e potranno essere trapiantate già nell’annata successiva.
Propaggine molto comoda quando si vuol far colonizzare un’intera area. È sufficiente incidere la superficie di uno stelo e inserirlo sotto la superficie del terreno, bloccandolo con del filo di ferro. La radicazione può avvenire in tempi più o meno brevi. In seguito la piantina ottenuta potrà essere staccata dalla madre e spostata eventualmente in un’altra zona.
Per quanto riguarda la salute, la Santoreggia è una pianta molto rustica, che non viene colpita da parassiti o da malattie.
Come abbiamo detto la Satureja Montana è la più conosciuta e la più facile da reperire in commercio. Esistono però più di trenta specie diverse, annuali o perenni: diverse risultano interessanti per il collezionista perché possiedono un corredo aromatico varigato.
Santoreggia annua o estiva (Satureja hortensis): specie annuale o perenne di breve durata. Forma un bel cespuglio a foglia persistente alto fino a 40 cm. Resiste agevolmente fino a -10°C, in particolare in ambiente secco. Ha un profumo simile a quello del timo e si abbina perfettamente a piatti di carne e pesce.
Satureja douglasii pianta annuale poco rustica proveniente dal continente americano. Produce lunghi steli impiegabili come rampicanti o decombenti in cestini. Vuole esposizione ombrosa e atmosfera umida. Ha un sapore delicatamente mentolato.
Satureja spicigera o reptans, perenne resistente. Ha portamento coprisuolo e trova buone applicazioni anche come ornamentale, specialmente nel giardino roccioso. Vuole terreno calcareo molto ben drenato. Molto rustica e con fogliame persistente, ha un aroma più pungente e pepato, adatto a carne, pesce, salse e sughi.
Satureja thymbra di origine nordafricana, ha aroma intensissimo e pungente. Ha portamento strisciante ed è tendenzialmente perenne. Rifugge gli inverni freddi e umidi e necessita assolutamente di suolo drenante e calcareo.
- Se ben posizionata la santoreggia montana è piuttosto autonoma e richiede pochi interventi di manutenzione.
- Alla fine dell’inverno è bene sarchiare il terreno circostante per renderlo permeabile e favorire il naturale diffondersi della pianta, che generalmente avviene tramite propaggine.
- Eliminiamo le infestanti.
- A fine febbraio-inizio marzo accorciamo i rami a circa 10 cm dal suolo per favorire la ripresa vegetativa e il rinnovo del fogliame e del cespo.
- Le piante in piena terra raramente richiedono irrigazioni, se non in caso di lunghissima siccità estiva ed esposizione assolata, specialmente nelle regioni meridioni.
- In vaso è bene intervenire un poco più frequentemente, accertandosi però sempre che il substrato risulti prima totalmente secco. Evitiamo assolutamente l’uso di sottovasi.
- Se viviamo in zona climatica particolarmente rigida può essere utile una pacciamatura invernale a base di foglie o paglia.
La raccolta delle foglie di santoreggia può essere effettuata durante tutto il corso dell’anno. L’ideale è tuttavia procedere durante le prime ore del mattino: sono da preferire le foglie emesse prima della fioritura oppure i capolini apicali corredati da boccioli appena aperti.
Per averne sempre a disposizione è possibile ricorrere all’essicazione. Questa può essere effettuata all’ombra, in un’area secca e ventilata. È bene raccogliere dei rametti e creare piccoli mazzi da appendere al contrario.
In alternativa si può utilizzare il forno di casa a temperature molto basse o gli appositi essiccatori elettrici.
Infine si ridurranno le foglie in polvere con un mixer e si pone il tutto in vasetti chiusi ermeticamente, tenuti al buio.
La santoreggia è conosciuta dall’antichità in quanto originaria del bacino del Mediterraneo: i Romani ne facevano ampio uso. Oggi viene impiegata in particolar modo in abbinamento a carne e pesce, ma si sposa anche alle verdure crude o cotte. Essiccata dona aromaticità ai salumi. Mescolata ad altre aromatiche ed officinali trova largo impiego in tisane e decotti.
Entra spesso nella composizione di tisane digestive. Grazie alle sue qualità di blando antisettico aiuta a combattere infiammazioni dell’apparato digestivo e respiratorio.
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La santoreggia non ha bisogno di irrigazioni frequenti. La pianta è in grado di sopravvivere piuttosto bene in condizion
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