Coltivazione mais
Possibile solo a temperature superiori a dieci gradi, la coltivazione del mais richiede il rispetto di norme rigide e precise, conoscenze approfondite e molta pazienza. Si tratta di una pianta di provenienza tropicale, originariamente brevidiurna e tipicamente macroterma. Essa necessita di alte temperature nel corso del suo ciclo vitale complessivo: non solo non germina e non cresce con temperature sotto i dieci gradi, ma ha bisogno di almeno dodici gradi per evitare nascita aleatorie o troppo lente. Occorre sapere, d’altra parte, che un abbassamento della temperatura a tre o quattro gradi rischia di risultare fatale, uccidendo la pianta o lasciandola stressata. Per la fioritura, la condizione ideale prevede ventisei gradi centigradi, mentre per l’accrescimento è di ventidue gradi. La soglia termica di diciassette gradi, invece, indica la conclusione della stagione vegetativa. Ciò non toglie, comunque, che possano risultare dannosi anche eccessi termici: in particolare, temperature maggiori di trentadue gradi durante la fioritura, abbinate a una umidità bassa, possono causare stress idrici e di conseguenza fallanze di cariossidi; il risultato si traduce in una granigione incompleta delle spighe, soprattutto nella zona apicale che ovviamente fiorisce per ultima. Per quel che riguarda la somministrazione di acqua, il mais cresce meglio nelle regioni che in estate sono contraddistinte da piogge regolari e frequenti: in Italia, corrispondono alle zone del Nord Est, dove addirittura a volte l’irrigazione non è necessaria. Pianta in grado di adattarsi senza problemi a terreni di diversi tipi, cresce nei substrati argillosi come in quelli sabbiosi, nelle terre brune, grigie, torbose, rosse, in condizioni alcaline e in condizioni acide. La coltivazione, però, non può prescindere dalla disponibilità di molti elementi nutritivi e da una eccellente aerazione della rizosfera: le insofferenze più evidenti avvengono nei confronti di terreni troppo compatti, quindi molto crepacciabili e asfittici, mal strutturati.
A dispetto della sua grande adattabilità, questa pianta preferisce un terreno preparato alcune settimane prima di procedere all’impianto, tramite vangatura e fertilizzazione da eseguirsi al termine dell’autunno precedente. La vangatura può essere effettuata a mano, con un piccone, o con una motozappa. Bisogna eseguire, ovviamente, la fertilizzazione, con circa due o tre chili di stallatico per ogni metro quadro. Servendosi di una forca, si distribuisce il letame nei solchi a spaglio: il letame collocato nel primo solco va ricoperto con il terreno derivante dalla preparazione del solco parallelo, e così via. Una volta completata la lavorazione, in primavera, con un rastrello o una zappa bisogna affinare le zolle di terra, e sarchiare il terreno livellandolo e eliminando le erbe infestanti. La semina, quindi, si effettua in primavera, quando la temperatura si è stabilizzata sopra i quindi gradi. I semi, reperibili in qualsiasi negozio specializzato, devono essere posizionati a due o tre centimetri di profondità, in file tra loro distanti una quarantina di centimetri. All’interno della stessa fila, invece, le buche, che possono essere realizzate con un punteruolo, vanno collocate a venti centimetri l’una dall’altra.
- Le soluzioni possibili sono molte. Recentemente si è di molto diffuso l'utilizzo del c.d. tessuto non tessuto, un materiale in fibra sintetica molto leggero ed economico da appoggiare direttamente sug...
- La coltivazione degli ortaggi richiede tempo, impegno e una corretta conoscenza dei tempi di semina o di trapianto degli stessi. Gli ortaggi, infatti, non sono tutti uguali: alcuni maturano in estate,...
- Quella del carciofo è una pianta duratura che appartiene alla famiglia della Composite. Della pianta in genere viene utilizzata la parte delle infiorescenze nel momento in cui queste sono ancora morbi...
- L'ananas è una pianta appartenente alla famiglia delle Bromeliacee che i botanici definiscono anche epifite per indicare quelle piante che pur vivendo alle spalle di altri vegetali non ne sono parassi...
A un mese circa dalla semina, nel momento in cui sono presenti già tre o quattro foglie, le piantine possono essere diradate. In pratica, occorre estirpare gli eccessi, lasciando solo le piantine più vigorose, in maniera tale da assicurare loro spazio a sufficienza e nutrimento per svilupparsi. Il mais ha bisogno di innaffiatura abbondanti, in assenza di piogge a cadenza settimanale. Il terreno, invece, va preparato preventivamente con letame o compost, e poi fertilizzato con concime minerale ad alto contenuto di potassio e fosforo nel corso del ciclo di produzione. La sarchiatura deve essere messa in pratica ogni due mesi, per permettere al terreno di avere aria e ossigeno sufficiente, mentre la pacciamatura, che consiste nel posizionare paglia, fieno e foglie alla base della pianta, impedisce o comunque limita la crescita delle erbacce, e agevola una situazione di umidità favorevole. Durante l’estate, infine, si può procedere alla raccolta, prima che la barba, cioè la vegetazione apicale, acquisisca un colore eccessivamente scuro. Il metodo di raccolta più diffuso è quello in spiga, che si esegue a mano; dopodiché avviene l’essiccazione della pannocchia, e infine si procedere all’estrazione dei grani. In alternativa, si può optare per la raccolta in granella, che prevede l’impiego di un macchinario apposito che raccoglie e sgrana nello stesso momento.
Vale la pena di sottolineare che la coltivazione del mais deve fare i conti con gli attacchi di insetti come piralide, grillotalpa e afidi, che si annidano tra i grani e sulle foglie. Per quanto il mais possa essere considerato una specie molto resistente, inoltre, è soggetto talvolta a malattie provocate dai funghi, quali il carbone, che provoca tumori, e il fusto marcio, che determina la caduta delle spighe. Per evitare questo genere di problemi, si attua un’azione preventiva che consiste nel non collocare i semi eccessivamente in profondità e nel ridurre l'umidità in eccesso del terreno. E' bene precisare, in conclusione, che per il mais la coltivazione in vaso è decisamente sconsigliata.
COMMENTI SULL' ARTICOLO