Olivo bianchera
L'olivo Bianchera è una cultivar originaria della zona di Trieste, ma che s'estende un po' un tutto il Nord-Est. Più precisamente
la Bianchera proviene, dal comune di San Dorlingo della Valle, che si trova proprio in provincia di Trieste. Questo tipo di pianta è nota per la sua alta resistenza in quanto interessata dai forti venti di bora che spirano da Istria, e abituata alle condizioni climatiche, spesso rigide, del territorio nel quale viene coltivata. Nonostante i venti soffino a velocità altissime, l'olivo di bianchera sviluppa una chioma densa e rigogliosa, con rami dritti e fioriture medie che non risentono affatto delle condizioni climatiche.
Le coltivazioni che ne derivano sono dunque nella media anche se proprio a causa delle condizioni climatiche, si riscontrano a seconda dei raccolti problemi con l'invaiatura. L'oliva infatti non arriva a maturazione o sviluppa dimensioni ridotte rispetto al normale. La maturazione del frutto avviene comunque nel mese di dicembre.
L'olio che si ottiene da questa particolare vite, si caratterizza per essere un prodotto ricco d'importanti sostanze nutritive, ma piuttosto povero in termini d'acidità. L'olio ottenuto dall'olivo bianchera infatti racchiude quantità di polifenoli maggiori rispetto all'olio d'oliva classica che, oltre alle note proprietà benefiche, è in grado di garantire anche maggior sapore ed aroma.
Tra le principali proprietà dell'olio bianchera, quelle che risaltano di più sono i profumi fruttati e il gusto vagamente amarognolo, senza dimenticare anche un retrogusto piccante che rappresenta una vera particolarità nel suo genere.
I gusti predominanti che si possono riscontrare in questo strano olio sono quelli del
carciofo e delle erbe. Si tratta di aromi che spiccano sugli altri, in quanto provengono dai cultivar impollinatori, ovvero il Frantoio e il Pendolino. Le caratteristiche dell'olio cambiano infatti a seconda degli innesti che vengono integrati alla vite di bianchera per aumentarne la resistenza alle malattie.
La coltura dell'olivo nella provincia di Trieste non è una attività nuova, ma risale addirittura all'epoca preromana. Si presume fossero stati gli antichi Fenici a portare l’olivo nel golfo di Trieste come pianta ornamentale. Durante l’epoca romana l’ulivo si sviluppa anche in Istria e Dalmazia. Conosce in questi anni momenti di grande sviluppo ai quali seguono periodi d'abbandono durante le migrazioni dei popoli dall’Est all’Ovest.
Successivamente torna a riprendere vigore durante l’era veneziana. La gelata del 1929 produce sull’olivicoltura locale, una grave battuta d'arresto, tanto da comprometterne la successiva coltivazione. Pochi ulivicoltori continuano con tenacia la coltivazione a costo di sacrifici pesanti soprattutto durante il raccolto quando le olive andavano trasportate a Bassano del Grappa, dove sorgeva il più vicino frantoio.
La ripresa iniziò nel 1978 con la riapertura a Bagnoli della Rosandra del primo frantoio del Friuli Venezia Giulia e grazie anche agli incentivi regionali per il recupero delle colture autoctone. Nell'85 ci fu di nuovo una gelata record, che però venne tempestivamente arginata.
L'olivo bianchera ha una maturazione decisamente tardiva, nel mese di dicembre per la precisione, e questo fa sì che le olive abbiano una colorazione verde intenso e un'invaiatura ridotta rispetto all'olivo classico. Le olive infatti presentano dimensioni ridotte in quanto non completano la fruttificazione a causa delle temperature rigide nel periodo di maturazione.
La varietà d'altro canto si sviluppa forte contro le avversità climatiche, e resiste in terreni di natura calcarea non particolarmente favorevoli nelle coltivazioni usuali. In quanto pianta rigogliosa, che può arrivare anche ad altezze da capogiro, sopporta anche potature drastiche ed intense che non ne rovinano in alcun modo la produzione. Le malattie generalmente più pericolose per l'olivo bianchera, sono: la rogna, la tignola e la mosca olearia, prevalentemente di origine parassitaria.
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