Coltivare cetrioli
Coltivare cetrioli (Cucumis sativus) è una pratica assai stimolante che tuttavia richiede cura e attenzione.
Anzitutto occorre decidere quale varietà desideriamo coltivare, se da insalata o sottaceti. In ambedue i casi il risultato, se la coltivazione viene curata a dovere, sarà eccellente.
C'è da dire, infatti, che le varietà di cetriolo sono numerose e differenti; tra le più note possiamo citare Slice Master, Cubit e Poinsett come tipi da insalata, mentre, per quel che riguarda le tipologie utilizzate per i sottaceti, le più comuni sono Chornicon de Paris e piccolo bianco. Ognuna di queste varietà presenta delle prerogative specifiche, anche se, generalmente, la loro coltivazione richiede lo stesso tipo di intervento per dare buoni frutti.
Il cetriolo è un ortaggio che necessita di temperature piuttosto elevate, almeno al di sopra dei 10°C, per via delle sue origini sub-tropicali. La temperatura ideale si aggira comunque intorno ai 24-27°C. Per queste ragioni è facile immaginare che il cetriolo richiede anche abbondanti irrigazioni senza le quali potrà dare frutti estremamente amari e di proporzioni più piccole.
È molto importante mantenere la giusta costanza d’
irrigazione durante tutto il ciclo colturale. Annaffiature frequenti e nella corretta quantità assicureranno al terreno un grado di umidità ottimale. Tenete conto che ogni piantina richiede all’incirca 2,5-3 l d’acqua al giorno.
Un’altra pratica necessaria nella coltivazione dei cetrioli è rappresentata dalla pacciamatura. La
pacciamatura è assai indicata nel cetriolo poiché separa i frutti dal contatto diretto col suolo e aiuta a ostacolare la proliferazione delle piante infestanti. Non da meno, trattiene efficacemente l’umidità del terreno nei periodi di calura evitando dannose dispersioni.
Molto importanti nella coltivazione di questo ortaggio sono i
tutori. Se ne possono usare di diversi tipi, dai rami secchi alle reti di plastica o paletti; l’importante è che siano alti circa 1-1,5 m. La funzione dei tutori è quella di assicurare uno sviluppo più regolare del cetriolo e difendere le piante dalle infestanti. Inoltre rendono più agevoli gli interventi di sarchiatura e raccolta.
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La semina del cetriolo va effettuata fra i mesi di aprile e giugno. Il metodo migliore è la semina a postarelle, equidistanti fra loro e dell’ampiezza di circa 20x20x20 cm. Le postarelle andranno riempite di letame o compost (per circa i 2/3) e per il resto da terriccio e fertilizzanti di origine minerale come farina d’ossa o scorie di Thomas. Al loro interno andranno inseriti 4 semi a distanza di qualche centimetro fra loro. Dopodichè si può passare alla copertura con uno strato di terriccio ben pressato, all’incirca di 2 cm. Distanziando le postarelle di 50-70 cm nella fila e di 120-150 cm fra le file, occorreranno solamente da 2 a 4 g di fertilizzante ogni 10 mq di orto.
Secondo quanto descritto nel calendario lunare, è bene seminare il cetriolo 3 giorni prima o 3 giorni dopo la luna piena.
Allo scopo di evitare la proliferazione di malattie o l’infertilità del terreno è buona pratica non ripetere la coltivazione di questo ortaggio o dei suoi “cugini” (cocomero, anguria, zucca) sulla stessa terra se non prima di 3 o 4 anni.
Potete associare la coltivazione del cetriolo con lattuga, cavoli, fagioli, sedano e mais dolce. Quest’ultimo può essere molto utile come supporto per le vostre piantine. Si consiglia invece di evitare accuratamente la consociazione con coltivazioni di pomodoro e patate.
Inoltre, considerando che il cetriolo è incline a contrarre malattie come marciume delle radici, l’oidio e soprattutto la dannosissima maculatura angolare, è bene sterilizzare la semente in acqua a 45°C per circa 30 minuti, evitando di ripetere la coltivazione per almeno 3 anni qualora si fosse presentata una di queste malattie.
Il terreno ideale nel quale piantare i cetrioli è quello di medio impasto; malgrado ciò ben si adatta a quasi tutte le tipologie di terreno, fatta eccezione per quelle troppo argillose o sciolte, risaputamente più esposte all’eccesso di aridità in estate o si stagnazione nei periodi piovosi. È bene anche valutare con cura il pH del suolo nel quale si intende seminare il cetriolo: il pH più adatto va da 5,6 a 6,5.
Esaminare l’acidità del terreno è semplice: basta acquistare un misuratore di pH nei più comuni negozi di giardinaggio e fai da te.
L’elevata quantità di radici che il cetriolo sviluppa durante il periodo di crescita richiede un terreno ben lavorato e profondo almeno 30-35 cm. Il periodo ottimale per la lavorazione del suolo è a fine estate, in modo tale da poter sfruttare a proprio vantaggio l’umidità accumulata in autunno nonché l’effetto benefico della turnazione di gelo e disgelo.
Per la coltivazione del cetriolo sono necessarie abbondanti concimazioni di tipo organico. Le quantità di compost (va bene anche se poco maturo) o letame, variano fra i 35-40 kg ogni 10 mq di superficie. Compost e letame vanno interrati al momento della lavorazione profonda o durante la preliminare messa a dimora delle piantine.
La pianta del cetriolo è inoltre particolarmente ghiotta di uno specifico minerale, il fosforo. Per soddisfare questa sua esigenza occorre implementare la coltura con una concimazione a base di questa sostanza, contenuta, per esempio, in farina d’ossa o scorie di Thomas.
Per assicurare una buona crescita è necessaria la cimatura, la quale stimola l’emissione dei getti laterali dove sono presenti in quantità assai più elevata i fiori femminili. Tuttavia esistono in commercio nuovi ibridi di tipo F1, decisamente più produttivi, che portano soltanto fiori femminili.
Una volta ottenuta l’emissione del quinto nodo, sarà possibile cimare sopra la quarta foglia in modo tale che sulle ascelle delle foglie stesse si creeranno i getti laterali dai quali sbocceranno i primi fiori femminili. Da questi al frutto il passo sarà breve.
Il cetriolo è avidissimo di acqua, ma non bisogna esagerare per non incorrere in marciumi e crittogame. L’ideale è affidarsi all’irrigazione a goccia. In piante con stress idrici i frutti risultino più scarsi e con un retrogusto amaro. Sia in ambito professionale che hobbistico il ricorso ad un minimo di meccanizzazione può dare buoni frutti.
Per esempio con un’ala gocciolante si riducono i quantitativi idrici necessari (perché vi è meno dispersione e l’acqua giunge direttamente alla singola piantina). Se a questa uniamo la pacciamatura con gli appositi teli eviteremo anche l’evaporazione, facendo anche a meno del lavoro di pulizia dalle infestanti. Il prodotto incorrerà meno frequentemente in marciumi e sarà più pulito al momento della raccolta.
La raccolta del cetriolo si effettua dopo circa 3 mesi dalla semina e perdura per almeno 1-2 mesi. Il frutto deve essere ancora immaturo e presentare un colore verde squillante. Le colture cosiddette da pieno campo vedono la maturazione commerciale verso giugno-luglio e la resa si aggira intorno ai 2-3 quintali ogni 100 mq. Nelle coltivazioni protette, invece, la resa oscilla da 8 a 12 quintali ogni 100 mq.
Al Centro-sud la messa a dimora in pieno campo può essere effettuata indicativamente già a metà aprile. Nelle regioni settentrionali e sulle alture è invece bene attendere la metà di maggio.
Se coltiviamo in serra (non riscaldata) la messa a dimora e la raccolta possono essere anticipate (e posticipate in autunno) anche di 45 giorni.
Abbastanza frequente è l’antracnosi: si manifesta con delle macchie rotonde che si diffondono poi anche sui frutti. Purtroppo non c’è rimedio se non l’evitare che si diffonda alle altre piante: si consiglia di estrarre e bruciare gli esemplari colpiti.
Altro nemico è l’oidio: si manifesta con macchie bianche sulle foglie e poi sul picciolo dei frutti. Si può prevenire facendo uso di zolfo o di prodotti specifici. Evitiamo di distribuirli nelle ore più calde, quando il sole illumina le foglie: possono infatti causare bruciature.
Temibile è anche la peronospora delle cucurbitacee: inizialmente vi sono delle macchie grigie in corrispondenza delle nervature fogliari che poi evolvono in un giallo paglierino e infine acceso. In seguito tenderanno ad unirsi e la foglia comincia a perdere vitalità. Nei casi più gravi si diffonde fino ai piccioli e agli steli, mentre i boccioli appassiscono.
Il problema è legato principalmente ad un’esposizione non corretta (ombra eccessiva), ristagno idrico e l’abitudine di bagnare le foglie durante l’irrigazione. Per prevenire e curare si possono usare specifici anticrittogamici sistemici (come il fosetil-alluminio).
I cetrioli di grandi dimensioni vengono usati prevalentemente a crudo. Si consiglia di pelarli precedentemente (specialmente per le varietà con la buccia leggermente “pungente”) e utilizzarli poi tagliati a fettine. Sono ideali nelle insalate, nel pinzimonio estivo o per dare un tocco di freschezza a tramezzini o hamburger.
Le varietà piccole sono spesso conservate in barattolo, sott’aceto o in agrodolce. Sono poi ottime nei cocktail, come contorno o, in alcuni paesi mitteleuropei, come classico della prima colazione in abbinamento a salumi e uova.
Per realizzarli in casa bisogna cuocerli per qualche minuto in acqua, aceto, zucchero e sale, lasciandoli croccanti. Poniamoli nei vasetti e copriamoli con l’acqua di cottura. Possiamo ulteriormente aromatizzarli con dei grani di pepe bianco o, come si fa in Germania, con semi di aneto.
Per ottenere un raccolto abbondante è importante effettuare il lavoro di cimatura, ma anche indirizzare correttamente la crescita. Le piante a crescita rapida presentano un antagonismo tra l’ingrossamento dei frutti e lo sviluppo delle foglie. Spesso quest’ultimo prevale a discapito di un abbondante raccolto: esagerata produzione di foglie e bassa allegagione (se non necrosi dei frutti già presenti). È perciò una buona abitudine eliminare in maniera ragionata il fogliame mano a mano che prosegue la crescita, evitando al contempo situazioni di stress (sbalzi termici e irregolarità nelle irrigazioni).
Altro fattore da tenere in considerazione è la grande necessità di luce solare. Solo con un’ottimale esposizione di tutta la pianta potremo avere uno sviluppo soddisfacente, oltre che frutti qualitativamente apprezzabili.
A questa variabile è legato per esempio il colore dei cetrioli: il verde scuro si ha solo con frutti molto ben esposti in tutte le loro parti. In questo senso i migliori risultati si ottengono usando come tutori dei fili o delle canne singole ed eliminando le foglie che li sovrastano. Soprattutto nelle regioni settentrionali (e nella coltura in serra) può essere di grande aiuto una pacciamatura di colore chiaro, capace di riflettere la luce e illuminare anche le parti più basse.
Al Sud, durante l’estate, la luce eccessiva può invece diventare un ostacolo causando bruciature a carico di foglie e frutti, oltre che disseccamento apicale. Il problema si riduce notevolmente con il giusto apporto idrico. Eventualmente è possibile applicare nelle ore pomeridiane una rete ombreggiante.
Il cetriolo è frequentemente interessato da carenze di vario tipo (ferro, manganese e magnesio). Alle volte possono diventare così gravi da portare all’interruzione dello sviluppo o alla necrosi dei frutticini. Una buona lavorazione e l’apporto di ammendanti sono un’ottima prevenzione, ma non sono sempre sufficienti.
In particolare è piuttosto frequente la comparsa di clorosi ferrica, a causa di un pH del suolo troppo elevato: noteremo sulle parti più giovani una evidente decolorazione e appariranno in evidenza le nervature fogliari. È necessario intervenire con la somministrazione di ferro chelato tramite irrigazione o, nei casi più gravi, anche tramite nebulizzazione.
Un’altra carenza abbastanza frequente è quella di magnesio: i sintomi sono simili ai precedenti, ma localizzati sugli organi più vecchi. Anche in questo caso possiamo intervenire con appositi integratori.
In linea generale è sempre bene scegliere concimi ternari in cui anche tutti i microelementi siano forniti in abbondanza.