Finocchietto selvatico
Il finocchietto selvatico è una pianta robusta, che si vede crescere spesso allo stato spontaneo nei prati o lungo i bordi delle strade. Si può anche coltivare in giardino, nell'orto o all'interno di un vaso, in quanto possiede numerose proprietà benefiche. La coltivazione appare semplice, tuttavia bisogna fare attenzione ai ristagni idrici, che possono far marcire le radici della pianta. Di conseguenza è bene irrigare soltanto se il terreno è asciutto durante i periodi più caldi dell'anno, lasciando coprire per il resto il fabbisogno idrico alle precipitazioni. Al tempo stesso, in caso di coltivazione in vaso, è bene aggiungere al terriccio una certa quantità di sabbia. Il finocchietto selvatico viene coltivato in zone dove le temperature invernali sono al massimo di 3°C-4°C: infatti un freddo più intenso e prolungato può causare seri danni alle radici e addirittura far morire l'esemplare.
Il finocchietto selvatico è una varietà diversa di quello orticolo, caratterizzata da un sapore più dolce. Questa specie è perenne e cresce allo stato spontaneo: può raggiungere un'altezza di 2 metri e ha un fusto molto ramificato. Le sue foglie verdi hanno un aspetto e una consistenza simili a quelli del fieno; durante il periodo estivo spuntano piccoli fiori gialli riuniti in ombrelle da cui si sviluppano i frutti, chiamati anche semi. Di questa pianta si consuma tutto (foglie, germogli, frutti e fiori). Per coltivare il finocchietto selvatico si consiglia di recidere le infiorescenze prima che i frutti siano completamente maturi e si stacchino dalla pianta. In questo modo si evita che l'esemplare cresca in maniera incontrollata, dato che i semi si possono spargere facilmente per tutto il giardino e far nascere nuove piante.
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Il finocchietto selvatico non necessita di cure particolari oppure di un terreno con determinati requisiti: è sufficiente che il substrato sia di medio impasto e contenga al suo interno una buona quantità di materiale organico ben amalgamato con la terra. L'unico accorgimento necessario è che il terreno sia ben drenato, in modo da evitare ristagni idrici pericolosi per le radici. Anche la concimazione non è necessaria; al massimo si può aggiungere concime organico al piede della pianta all'inizio della stagione vegetativa, ma non è un'operazione fondamentale. Il finocchietto selvatico deve avere un'esposizione molto soleggiata e riparata da forti venti. La semina viene messa generalmente in atto durante la primavera, tuttavia è possibile anche effettuarla in inverno in serre oppure in cassoni riscaldati; quindi si mettono a dimora le piantine ad aprile.
Il finocchietto selvatico deve essere coltivato lontano dall'aneto e da altre varietà di finocchio: infatti queste associazioni possono dare vita a ibridi che si diffondono con facilità. Come specie allo stato spontaneo, questa pianta resiste molto bene alle malattie e ai parassiti, tuttavia può essere colpita da insetti e patologie crittogamiche. Tra queste ultime si ricordano il marciume radicale e il marciume del colletto (causati da ristagni idrici) e la piombatura, detta anche cercosporiosi. Per quanto riguarda gli insetti, questi parassiti colpiscono la parte aerea del finocchietto selvatico: i più diffusi sono le tignole (in particolare le sottospecie Depressaria nervosa e daucella) e gli afidi. In questi casi si possono usare prodotti specifici oppure puntare sulla prevenzione attraverso tecniche green: ad esempio le coccinelle sono i predatori naturali degli afidi.