Giuggiolo - Zizyphus jujuba

Generalità

Al genere zizyphus appartengono circa duecento specie di arbusti o piccoli alberi, che in genere raggiungono i 4-5 metri di altezza, a crescita lenta, di origine asiatica e mediterranea. Sono da secoli coltivati come alberi da frutto; z. sativa è la specie più diffusa in Italia, accompagnata da z. jujuba: si tratta di grossi arbusti o piccoli alberi, a foglie caduche, di dimensioni abbastanza minute, con chioma tondeggiante, in genere abbastanza disordinata. La corteccia del Zizyphus jujuba è scura ed i fusti sono fittamente ramificati; il fogliame è di piccole dimensioni, di colore verde brillante, con margine seghettato. In primavera, all'ascella fogliare, il Zizyphus jujuba produce piccoli fiori giallastri, di scarso valore decorativo; durante i mesi autunnali maturano i piccoli frutti, simili a olive polpose: di colore verde, maturando divengono progressivamente di colore marrone-rossastro. I frutti non sono di facile reperimento sul mercato, sono abbastanza dolci, dalla consistenza farinosa. In commercio è possibile trovare anche varietà innestate, dette giuggiolo-mela, con frutti di dimensioni cospicue, dalla polpa zuccherina e soda. Alcune parti della pianta vengono anche utilizzate in fitoterapia ed erboristeria.
giuggiole

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Esposizione

Famiglia e genere Rhamnaceae, Ziziphus jujuba
Tipo di pianta Arbusto o alberello
Esposizione Sole, mezz’ombra
Rustico Da mediamente a molto rustico
Terreno Povero, ben drenato, calcareo
Colori Fiori gialli, frutti bruni
Irrigazione Abbondante, ma distanziata. Sopporta bene la siccità
Concimazione Una volta all’anno
Propagazione Seme, talea, divisione, innesto
Parassiti Mosca della frutta
Raccolta Settembre-novembre
Usi Frutteto, esemplare isolato, siepi naturali

Predilige posizioni soleggiate, o anche semiombreggiate; non temono il freddo, ma sembra che le piante coltivate in zone con clima estivo molto caldo diano una migliore fruttificazione. Si tratta di alberi rustici, che trovano posto anche in luoghi con condizioni climatiche estreme, con clima molto asciutto e caldo.

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Il giuggiolo

giuggiola Il giuggiolo è una specie fruttifera originaria delle aree tropicali dell’Asia. È molto comune in Africa e nell’Estremo Oriente e in tutto il bacino del Mediterraneo. Un tempo era molto diffusa anche in tutta Europa ed era ben conosciuta anche dai romani (che forse la introdussero nel continente).

Appartiene al genere Ziziphus, circa 80 specie, e alla famiglia delle Rhamnaceae, Si tratta in linea generale di un arbusto o albero che va mediamente da 3-4 metri di altezza fino ai 15 (raramente si raggiungono i 20). La punta è arrotondata, ma con rami decombenti. Questi risultano molto spinosi, con corteccia da grigia a bruna, poco fessurata. Il legno all’interno delle fessurazioni assume colorazioni dal rosa al rossastro. I ramoscelli sono tomentosi e biancastri e si sviluppano a zig-zag. Le spine sono disposte a due a due in corrispondenza dell’ascella fogliare: una è molto dritta, affilata ed orientata verso l’altro di circa 2 cm di lunghezza. L’altra ha forma di uncino, va verso il basso ed è più corta.

Le foglie sono alterne e hanno forma molto variabile, in genere da ellittiche ad ovali con bordo finemente dentellato. La faccia superiore è verde brillante, quella inferiore invece risulta grigiastra e pubescente.

Le infiorescenze spuntano dalle ascelle fogliari, sono larghe dai 2 ai 4 cm e sono composte da 3-8 fiori: giallastri, con diametro che va da 3 a 4 mm di diametro. Gli stami risultano apposti ai petali.

Il frutto è una drupa globulosa, glabra di circa 1,5 cm di diametro. La forma varia molto a seconda delle cultivar: rotonda, allungata o anche periforme. A maturità il suo colore varia dal marrone al violaceo. Contiene un nocciolo avvolto nella polpa biancastra che può risultare più o meno farinosa. Il suo sapore ricorda quello delle mele acerbe. Una volta secchi, invece, ricordano molto i datteri. Sono molto ricchi in vitamina A e C, ferro, calcio e zuccheri (possono sotto questo aspetto essere paragonati ai fichi. Si possono seccare, candire o utilizzare per la produzione di marmellate o ridotti in pasta.

La fioritura si ha in primavera, di solito verso il mese di maggio, la raccolta è in pieno autunno.


Terreno giuggiolo

Terreno giuggiolo Crescono senza problemi in qualsiasi terreno, anche sassoso o arido; in genere è consigliabile porli a dimora in una buona terra da giardino, mescolata ad una buona quantità di stallatico, avendo cura di scegliere un substrato abbastanza permeabile. Si sviluppano senza problemi anche in luoghi con terreno asciutto e povero, ma in genere un terreno fertile garantisce una migliore fruttificazione ed una maggiore pezzatura dei frutti. Il giuggiolo comune (chiamato anche dattero cinese) è una specie rustica che tollera almeno fino a -15 °C (alcune fonti attestano anche fino a -30). L’ambiente ideale per la sua crescita sono le colline secche e pietrose, preferibilmente con terreno calcareo. Non è comunque particolarmente esigente. Richiede solo un buon drenaggio, ma è capace di sopportare anche suoli piuttosto salini in prossimità delle coste. Ha crescita piuttosto lenta e può vivere tranquillamente fino a 30-40 anni.

Tollera molto molto bene l’aridità ed è capace di tollerare molto bene anche lunghi periodi senza precipitazioni o irrigazioni. Per questo, per esempio, è stato introdotto felicemente in molte zone semidesertiche. Bisogna però precisare che la carenza di acqua comporta una diminuzione nella resa e quindi meno frutti.

Nonostante tollerino molto bene il freddo, prediligono zone con periodi vegetativi piuttosto lunghi. Se il freddo è predominante faticano a raggiungere la piena maturità e quindi dare una produzione cospicua.


Moltiplicazione

Avviene in genere per seme, anche se di solito sugli alberi così ottenuti si innestano varietà particolarmente fruttifere.


Annaffiature

In genere i giuggioli sopportano senza problemi periodi di siccità anche molto prolungati; gli alberi a dimora da molti anni non necessitano di annaffiature, mentre ai giovani esemplari possono giovare annaffiature sporadiche durante i mesi estivi.


Parassiti e malattie

giuggiolo In genere i giuggioli non soffrono per l'attacco di parassiti o di malattie; la tarda maturazione dei frutti rende le giuggiole frutti che in genere non necessitano di trattamenti insetticidi. Nelle zone mediterranee viene colpito dalla mosca della frutta (Ceratitis capitata) che depone le sue uova sotto la pelle del frutto nel momento in cui questo sta maturando. Prestiamo particolare attenzione alla comparsa di tracce di punture o di gallerie sotto la buccia. È un insetto che può avere più generazioni durante l’anno (specialmente al Sud) e attaccare anche altri frutti come gli agrumi, i fichi, le mele e i peschi. Si combatte con prodotti specifici al momento dell’ovodeposizione, soprattutto con prodotti citotropici.


Storia del giuggiolo

giuggiolo Il giaggiolo comune è coltivato da più di 4000 anni in Cina e arrivò nel bacino del Mediterraneo circa 2000 anni a.C. Fu portato dalla Siria a Roma sotto l’imperatore Augusto (63 a.C.) che lo introdusse poi in tutta Italia e nel Sud della Francia. La sua area di diffusione odierna comprende il Sud e Sud-Est dell’Europa, il Vicino e Medio-Oriente, in Nord-Ovest dell’India, l’Himalaya, il Nord della Cina, il Giappone e il Sud-Ovest degli Stati Uniti. Omero nel IX canto dell’Odissea parla del paese dei Lotofagi, cioè dei mangiatori di giuggiole. Questo frutto, secondo l’autore, aveva il potere di rendere felici perché faceva dimenticare persino l’amore per la propria patria ai marinai che accompagnavano Ulisse. Secondo alcuni studiosi la zona di cui si parla nel libro si può localizzare tra l’attuale Tunisia e la Libia. Potrebbe trattarsi in particolare dell’isola di Djerba. Oggi, purtroppo, questa pianta rischia di sparire quasi ovunque nel Mediterraneo perché viene utilizzata sempre di meno. In realtà fino a poco più di mezzo secolo fa faceva parte della vita quotidiana ed era il frutto simbolo della transizione tra i prodotti estivi e quelli invernali. Veniva abbrustolito sul fuoco come si fa per le castagne e venduto in coni di carta.


Dove e quando piantarlo

Il giaggiolo necessita di posizioni in pieno sole o per lo meno ben luminose.

Quando viene impiantato in pieno campo si usa inserirlo alternandolo a peschi e mandorli con il fine di rendere produttivo e redditizio l’appezzamento nei primi 15 anni.


Messa a dimora

giuggiolo messa a dimora Di solito gli esemplari vengono venduti a radici nude o con una piccola zolla di terra, in autunno.

Bisogna precedentemente (almeno un mese prima, per dare modo al terreno di ossigenarsi e rivitalizzarsi adeguatamente) scavare una buca larga e profonda almeno 40 cm. Sul fondo possiamo inserire una buona quantità di stallatico sfarinato maturo o cornunghia. Dopo aver inserito uno strato di terra per isolare possiamo introdurre la pianta e bloccarla con il rimanente substrato. Se questo risultasse troppo compatto o è consigliabile mescolarlo a della sabbia e un po’ ghiaia. Nel caso ci troviamo in una zona con terreno estremamente argilloso può essere anche una buona idea predisporre uno strato drenante con materiale naturale sul fondo della buca.

La distanza ideale tra esemplari da far crescere ad albero è di 5 metri in tutte le direzioni.

Se invece vogliamo utilizzarli per creare una siepe vanno distanziati dai 50 agli 80 cm.


Le cure durante i primi anni

giuggiolo foglie Almeno durante i primi tre o quattro anni sarà necessario somministrare periodicamente acqua. La maniera migliore consiste nel distribuirne una grande quantità, ma lasciando passare molto tempo tra una distribuzione e l’altra. In questa maniera l’albero sarà stimolato a far crescere molto in profondità il suo apparato radicale e ciò lo renderà più resistente ad eventuali periodi di siccità futuri.

In seguito sarà bene predisporre una buona pacciamatura a base di paglia, corteccia di pino e altro materiale. Questo provvedimento aiuterà la pianta a rendersi più autonoma oltre a ridurre in maniera significativa la necessità di ricorrere al diserbo meccanico o chimico.

Come abbiamo detto si tratta di un vegetale che necessita di poche risorse. Sarà sufficiente distribuire ogni anno un concime leggermente azotato per stimolarne la crescita vegetativa. Se si vogliono avere raccolti molto sostanziosi questa dose può essere arricchita e si può aggiungere anche un po’ di fosforo e soprattutto potassio.


Potatura giuggiolo

Il giaggiolo è spesso tenuto come cespuglio o alberello per favorire la raccolta dei frutti. Di solito si interviene ogni tre anni nel mese di maggio per eliminare i rami che vanno verso il centro della pianta o comunque mal posizionati. Per farne un alberello è necessario già dall’inizio tagliare la punta piuttosto in basso e selezionare tre o quattro rami da mantenere, possibilmente che vadano verso l’esterno e in direzioni differenti.


Propagazione del giuggiolo

giuggiolo fiori Il giaggiolo si può moltiplicare tramite seme, talea, divisione di polloni e innesto.

Seme

- Conservare i semi per tre mesi al caldo e poi altri tre mesi al freddo immersi in sabbia umida. Questa stratificazione permetterà al seme di germinare in primavera

- Inserire i semi in cassette in una serra fredda. Per favorire la fuoriuscita della prima radichetta è consigliabile incidere il tegumento esterno.

- La germinazione può avvenire nella prima o seconda primavera. Si dovrà ripichettare le piantine in piccoli vasi da tenere riparati durante il primo anno. Possono poi essere messi a dimora l’anno dopo, durante l’estate.

Talea

Si moltiplica piuttosto facilmente tramite talea apicale prelevata tra novembre e gennaio. Bisogna tagliare una porzione di ramoscello di un anno in corrispondenza di una gemma. Si eliminano le foglie in basso e si inserisce il tutto in un cassone freddo con un substrato molto leggero.

Divisione

Durante l’inverno si possono separare i getti basali con una porzione di radice e piantarli direttamente a dimora.

Innesto

Si prelevano le gemme verso primavera e si conservano al freddo per poi procedere con l’innesto a primavera.


Raccolta

La fruttificazione si ha a partire dal quarto anno dalla semina e raggiunge il pieno rendimento all’età di 15 anni. In genere la maturazione si ha in autunno, ma la periodicità può variare notevolmente a seconda delle cultivar specifiche. Per il consumo secco bisogna disporre i giuggiole su delle grate al sole per almeno una decina di giorni.


Giuggiolo - Zizyphus jujuba: Curiosità

Il detto “andare in brodo di giuggiole” fa riferimento alla bontà di quel prodotto: in realtà si tratta di uno sciroppo leggermente alcolico a base di giuggiole, uva e mele ottenuto tramite infusione.



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