Glicine - Wisteria
Tra i rampicanti rustici sono quelli a fioritura più abbondante, profumata e decorativa; all'inizio della primavera i glicini ci regalano grandi grappoli di fiori lilla, profumatissimi, che sbocciano in successione, dando origine ad una fioritura molto prolungata, che si protrae per alcune settimane. Molto apprezzati da secoli in Europa, in effetti provengono principalmente dalla Cina e dal Giappone, anche se ultimamente se ne coltivano in giardino anche le specie di origine nord americana. La specie più coltivata è sicuramente la Wisteria sinensis, di origine Cinese; in vivaio si trovano anche specie con fioriture particolari, ibridi dai fiori rosa e con foglie variegate.
Molto bello ed elegante il glicine è anche una pianta di facile coltivazione,a patto di poter disporre di un ampio spazio dove farlo sviluppare. Infatti si tratta di rampicanti molto vigorosi e longevi, che possono sviluppare i loro sottili rami per alcuni metri in una sola stagione vegetativa.
Anche se i glicini tendono ad accontentarsi di qualsiasi terreno e di poco sole, le giovani piante vanno poste a dimora preferibilmente in luogo ben soleggiato, con terreno soffice e ricco, interrando nella buca anche del concime organico ben maturo; con il passare degli anni il glicine allargherà di molto il suo apparato radicale, dandoci la possibilità di non badare alla pianta. Quando però poniamo a dimora un giovane esemplare ricordiamo di annaffiare il terreno ogni volta che si asciuga completamente, da aprile a ottobre, e forniamo anche del concime granulare a lenta cessione ogni 4-6 mesi.
Trattandosi di un rampicante ricordiamo di approntare un sostegno per il nostro nuovo glicine, come una pergola o un graticcio, ricordando che anche una giovane pianta si svilupperà rapidamente; quindi consideriamo un sostegno che si allarghi per almeno qualche metro, anche se il nostro glicine sembra piccolo e scarno.
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Generalmente i glicini non necessitano di altre cure, se non della potatura, che ci permette di mantenere la pianta ordinata e di ottenere fioriture migliori. La prima potatura si pratica a fine inverno, quando le gemme sono già ben visibili sulla pianta; si comincia asportando tutti i rami rovinati dal freddo, o eccessivamente sottili; si asportano polloni basali e rami cresciuti in direzione sbagliata, quindi si accorciano tutti i rami lasciando su di essi solo 3-5 gemme.
Trattandosi di una pianta molto vigorosa è spesso necessario praticare un'alta potatura in tarda estate, accorciando tutti i rami sottili, ed anche i rami vecchi, di almeno un terzo.
Ricordiamo che la gran parte dei glicini presenti in commercio sono ottenuti per talea o per innesto, quindi dovrebbero fiorire dopo circa un paio di anni dopo averli posti a dimora, anche se piante ben allevate fioriscono già durante la prima stagione vegetativa. Talvolta possiamo anche trovare piante ottenute da seme, queste spesso fioriscono solo dopo 5-9 anni dopo essere germogliate dal seme, quindi può capitare che il nostro glicine produca per molti anni solo fogliame e niente grappoli profumati; se non vogliamo pazientare assicuriamoci che la nuova pianta non provenga da seme, mentre siamo ancora al vivaio e la stiamo scegliendo.
Il glicine può venire allevato a spalliera, ma anche a ventaglio, ad alberello o come arbusto da muro semi-formale. La potatura iniziale quindi differirà in base all’aspetto finale desiderato.
In linea generale comunque si può dire che è importante condurre i fusti principali orizzontalmente per incoraggiare la fioritura
Per ottenere un esemplare a spalliera bisogna:
Il primo anno potare il getto più forte dopo l’impianto tagliandolo fino a 75-90 cm da terra. Bisognerà poi legarlo ad un sostegno. Tagliare fino alla base tutti gli altri getti e rimuovere tutti quelli laterali sul getto principale per favorire la nuova crescita.
In seguito si legherà il getto principale verticalmente mano a mano che cresce in estate. Si dovranno scegliere i due getti laterali più forti e cordurli a 45 gradi. Si cimeranno i getti secondari su quelli laterali fino a 15 cm oltre a rimuovere tutta la crescita alla base e gli altri getti rimanenti.
In inverno si taglierà il getto pricipale fino a circa 75 cm sopra il getto laterale più alto. Si abbasseranno i geti laterali che erano a 45 gradi e li si legherà orizzontalmente legandoli ai sostegni e in seguito tagliandoli di circa 1/3.
Famiglia e genere | Fabaceae, gen. Wisteria, 6 specie |
Tipo di pianta | Rampicante deciduo |
Esposizione | Pieno sole |
Rustico | Rustico, alcuni molto rustici |
Terreno | Possibilmente neutro |
Altezza e larghezza | Più di 9 metri in entrambe le direzioni |
Irrigazione | Regolare |
Concimazione | I primi anni completo, poi a base di potassio |
Colori | Lilla, bianco, rosa |
Fioritura | Da aprile a settembre, con diversa continuità a seconda delle specie |
Il nome botanico di questa pianta fa riferimento ad un professore tedesco, Caspar Wistar, che insegnava all’Università della Pennsylvania all’inizio del XIX secolo. Precedentemente, invece, le era stato attribuito il nome Glycinia, che dal greco significa “dolce” e dal quale deriva la denominazione utilizzata abitualmente in italiano. La maggior parte di queste piante è originaria dell’Oriente, Cina e Giappone. Vi sono però anche delle specie provenienti dagli Stati Uniti. La prima ad essere scoperta fu la W. fruticosa: giunse in Inghilterra nel 1724, ebbe successo fino a quando non vennero introdotte le varietà asiatiche che producevano una fioritura più abbondante, continua e appariscente. La W sinensis fu descritta per la prima volta nel 1723, ma la sua conoscenza divenne più approfondita a partire dal 1812. Infatti in quell’anno John Reeves, trovandosi a Canton, chiese ad un mercante di moltiplicare per lui la pianta con lo scopo di introdurla in Europa. I primi esemplari arrivarono in Inghilterra nel 1816: uno di queste prime piante è ancora in vita e può essere ammirata ai Kew Gardens.
Praticamente tutti i glicini sono molto rustici e in tutta Italia non dovrebbero avere problemi particolari. Alcuni, come il floribunda, sono ancora più resistenti e vengono quindi consigliati nel Nord Europa o nelle zone alpine. Ad ogni modo può essere una buona idea proteggere le piante durante il primo inverno con una buona pacciamatura composta da stallatico sfarinato, foglie ed altro materiale coibentante per le radici.
Le W. sono vegetali molto tolleranti e riescono a crescere bene in quasi tutti i terreni. Per dare una buona fioritura è chiaramente meglio preferire un terreno ricco di humus e di buona tessitura. Ad ogni modo non disdegna neanche i suoli poveri o sassosi.
L’unico substrato da evitare (o comunque da migliorare) è quello calcareo: infatti (come vedremo) il glicine è molto soggetto alla clorosi fogliare e avere le radici in un ambiente con pH molto alto non può che aggravare la situazione, rendendo la pianta più debole e meno fiorifera.
La posizione ideale e che ci consentirà di trarre maggiori soddisfazioni è quella in pieno sole. Solo con molta luce e calore è possibile ottenere delle fioriture gloriose, abbondanti e continuative.
Il glicine, ad ogni modo, tollera bene anche la mezz’ombra e l’ombra senza patire eccessivamente. La conseguenza più immediata però sarà una sensibile diminuzione delle fioriture che, prima di tutto, arriveranno più tardivamente. In secondo luogo i fiori saranno più scarsi.
Le irrigazioni sono molto importanti durante i primi due anni dalla messa a dimora, quando la pianta non è ancora totalmente affrancata e quindi necessita di essere supportata. Si dovrà intervenire quindi settimanalmente con un’abbondante distribuzione di acqua, soprattutto in carenza di precipitazioni atmosferiche. Trascorso questo periodo l’apparato radicale dovrebbe essersi sviluppato in maniera sufficiente da consentire al soggetto di non soffrire anche in mancanza prolungata di piogge. Ciò non ci impedisce, naturalmente, di intervenire qualche volta, soprattutto durante l’estate e se viviamo in una zona particolarmente calda e siccitosa.
Per i primi due o tre anni è bene distribuire due volte per periodo vegetativo ( in primavera e alla fine dell’estate) un buon concime granulare che comprenda tutti i macroelementi e minerali di supporto.
A partire dal secondo anno però sarà bene cominciare a ridurre, gradualmente, la quantità di azoto per arrivare poi ad utilizzare un prodotto in cui sia assolutamente prevalente il potassio.
Questo perché il glicine fa parte della famiglia delle fabaceae e come tutte le leguminose è in grado di fissare nel terreno l’azoto presente nell’aria grazie ad un rapporto simbiotico con alcuni batteri a livello delle radici.
Durante i primi anni sarà quindi bene contribuire almeno in parte anche all’apporto di questo nutriente più che altro per favorire una veloce crescita vegetativa. In seguito, quando l’esemplare avrà raggiunto una certa autonomia il nostro unico scopo sarà quello di stimolarne la fioritura a discapito della crescita.
I glicini vengono venduti in piccoli vasi di solito in primavera.
Come per tutti gli arbusti, però, la messa a dimora ideale sarebbe in autunno. Infatti in questa maniera la pianta ha tutto l’inverno per assestarsi e cominciare a produrre nuove radici. Questo aspetto è particolarmente importante per una pianta come il glicine che necessita almeno di due o tre anni dalla messa a dimora prima di cominciare a fiorire. Se possiamo, quindi, rivolgiamoci ad un rivenditore specializzato che sicuramente avrà a disposizione piante anche nei mesi di ottobre e novembre.
Il procedimento è piuttosto semplice. Bisogna scavare una buca profonda e larga almeno il doppio del contenitore. Sul fondo bisognerà porre una buona quantità di stallatico, cornunghia o altro ammendante organico. Dopo aver frapposto uno strato di terra di separazione dalle radici possiamo inserire la pianta (badando che le radici sul fondo non “girino”) coprendola poi con del substrato e pressando bene. Irrighiamo abbondantemente. Se l’impianto avviene prima dell’inverno sarà bene coprirne il piede con abbondante stallatico sfarinato.
Il glicine è una pianta molto potente e bisogna pensare con attenzione a dove collocarla nel nostro giardino per evitar eventuali danni ad edifici ed impianti.
Le radici sono in grado di arrivare a tubature o infiltrarsi all’interno di fondazioni per poi romperle o (nel caso di marciapiedi ) sollevarli. Per evitare questo inconveniente si può circondare l’area con del materiale plastico che impedirà alla parte ipogea di uscire dalla zona che le abbiamo destinato.
Anche i tralci possono essere molto potenti. Sebbene inizialmente sembrino piccoli e flessibili con il tempo diventano legnosi e anche molto spessi. Tendono ad avvolgersi con delle spire in senso orario o antiorario (a seconda della specie) in particolar modo intorno ai supporti metallici per poi piegarli e stringerli inesorabilmente. Valutiamo quindi molto bene dove inserire la pianta e seguiamo con attenzione la sua evoluzione durante tutto l’anno. È assolutamente sconsigliato farla seguire le grondaie perché le rovinerebbe irrimediabilmente ed è capace di inserirsi sotto alle tegole per sollevarle con conseguenti gravi danni all’abitazione.
Si tratta di una pianta molto resistente e raramente viene attaccata da parassiti o rimane vittima di problemi crittogamici.
Ad ogni modo, specie se la collocazione non fosse particolarmente adatta o in caso di annate umide può capitare che si presentino degli inconvenienti e perciò ve ne diamo una descrizione.
Afidi: di solito si collocano sugli apici o sui boccioli e succhiano la linfa. La loro comparsa si ha a metà primavera. Se l’attacco non è particolarmente forte si può evitare qualunque intervento. Se invece comincia per esempio a comparire la melata e si ha un grave danno estetico si può intervenire distribuendo un insetticida specifico, anche solo da contatto e ingestione.
Acari la loro comparsa si ha di solito durante l’estate, quando il caldo è molto forte e vi è carenza di umidità. Le foglie assumono un aspetto secco, bronzeo e paiono bruciate. Anche qui l’intervento non è consigliato se non nel caso di grave debilitazione dell’esemplare. In quel frangente possiamo ricorrere ad acaricidi specifici, possibilmente con azione translaminare. Se le infestazioni fossero ricorrenti si consiglia durante l’inverno di effettuare un trattamento con olio bianco attivato da un acaricido specificatamente attivo nei confronti delle uova e dei primi stadi di sviluppo.
Problemi di origine crittogamica: se la pianta è molto esposta al sole e la primavera risulta molto piovosa può capitare che sulle foglie si manifestino tracce di oidio, caratterizzate da una patina bianca che si estende in genere anche in direzione dei boccioli. Se il problema è grave possiamo intervenire con prodotti curativi ed eradicanti specifici. Se l’affezione è molto comune nel nostro giardino è possibile intervenire distribuendo dello zolfo in polvere o bagnabile.
Agrobacterium tumefascens è un batterio che colpisce la parte ipogea, in particolare di piante di una certa età. Purtroppo una volta che si è instaurato è impossibile da combattere. L’unica possibilità per evitarlo consiste nel porre particolare attenzione quando potiamo e evitare ogni possibile taglio nell’area del colletto. Sono anche molto utili, dopo le potature, le aspersioni con prodotti a base di rame, come la poltiglia bordolese.
Si possono inoltre instaurare problematiche quali la carie del legno o vari cancri rameali. Per evitarli bisogna porre particolare attenzione durante le operazioni di potatura, utilizzando soltanto attrezzi ben affilati e disinfettandoli prima di passare da una pianta all’altra. La distribuzione di rameici è sempre utile.
Se dovesse lo stesso manifestarsi possiamo intervenire con strumenti affilatissimi ed eliminare le parti infettate fino ad una zona sana e ponendovi al di sopra un prodotto anticrittogamico specifico. Sono operazioni che richiedono comunque una certa manualità e se possediamo un esemplare di un certo pregio è bene piuttosto chiedere l’aiuto di un professionista.
Questa problematica si presenta piuttosto frequentemente con il glicine. Come abbiamo detto questo non ama i terreni fortemente calcarei perché le radici faticano ad assorbire il ferro presente in essi. La conseguenza è lo scolorimento delle foglie per carenza di clorofilla. Ciò non ha solo conseguenze estetiche, ma anche funzionali infatti la pianta sicuramente crescerà e fiorirà di meno. Per prevenire questo problema si può distribuire alla fine dell’inverno 50-100 gr di solfato di ferro per mq. Se il problema fosse molto grave possiamo anche intervenire con prodotti a base di ferro chelato. Sono però tutti metodi utili solo per tamponare. L’ideale sarebbe sostituire il profondità il substrato con uno maggiormente acido.
Il glicini non hanno difficoltà di solito a fiorire anche se non vengono potati. Si può però avere un numero di boccioli maggiore effettuando tagli regolarmente: si deve intervenire in tarda estate e poi in inverno con lo scopo di incentivare la produzione di nuove branche fiorifere.
In tarda estete si pota tutta la crescita della stagione in corso fino 15-30 cm (a meno che non si vogliano far allungare ulteriormente i rami. Dai getti potati dovrebbe spuntare altra crescita e alla base dei getti si formeranno le gemme da fiore: rispetto a quelle a legno (appuntite e sottili) risultano più tondeggianti.
In tardo inverno si poterà nuovamente fino alle due o tre geme più basse del ramo principale.
Se vi trovate con un glicine trascurato sarà bene intervenire per dargli nuovamente ordine, vigore e abbondanza nelle fioriture. Ad ogni modo gli interventi andranno distribuiti in più anni.
In inverno si sceglieranno i rami principali danneggiati o vecchi e si taglieranno fino alla base. Si dovrà potare drasticamente per stimolare una nuova crescita vigorosa. Purtroppo con questo tipo di interventi spesso si ha una riduzione delle fioriture per due o tre stagioni. Potremo però in seguito godere di un esemplare totalmente risanato.
Questa domanda ricorre frequentemente.
Molto spesso il problema deriva dalle radici della pianta. I coltivatori esperti riproducono i glicini innestandoli su esemplari vigorosi di Wisteria sinesis. Questa è alla base di una veloce crescita e un altrettanto veloce arrivo della maturità con conseguenti abbondanti fioriture. Le piante invece nate da seme o da talea possono necessitare anche di 10 o 15 anni prima di fiorire.
Il consiglio quindi è quello di acquistare soltanto piante che siano state precedentemente innestate.
Un’altra ragione della scarsa fioritura deriva dall’errata concimazione, spesso troppo azotata. Dopo i primi anni, come abbiamo già detto, è preferibile usare soli prodotti con molto potassio (vanno bene per esempio i fertilizzanti granulari per pomodori).
È inoltre molto importante per stimolare la fioritura una regolare e ragionata potatura.
Wisteria sinesis è originaria della Cina e può raggiungere i 10 metri di altezza. Fiorisce, tra aprile e maggio, prima di mettere le foglie. È una pianta rampicante a tronco legnoso con foglie pennate e composte da 7 a 13 foglioline ovato allungate lunghe dai 4 agli 8 cm, prima ricoperte da una sottile peluria, poi glabre. Produce fiori blu-violetto (nella specie), profumati, raccolti in grappoli lunghi 15-30 cm.
Wisteria floribunda originaria del Giappone, fiorisce tra maggio e giugno: è una pianta rampicante legnosa a foglie pennate composte da 13-19 foglioline da ovato-ellittiche a ovato-allungate. I fiori sono violetti o blu lunghi circa 2 cm in grappoli più corti che nella sinesis. È più rustica di questa e perde prima le foglie.
Vi sono molte cultivar: rosa, bianche e viola, anche a fiori doppi. La macrobotrys ha grappoli molto lunghi ed è molto pregiata.
Wisteria frutescens: di origine americana, più contenuta e più adatta a piccoli giardini. Fiorisce a partire da giugno.
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visita : glicine pianta
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