Al genere hedera appartengono numerose specie di arbusti rampicanti, sempreverdi, diffusi nelle zone temperate dell'emisfero nord; H. helix è una specie molto diffusa in Europa e nelle zone settentrionali dell'Asia. Ha fusti sottili, semilegnosi, flessibili, che divengono legnosi con il passare degli anni; su tutta la lunghezza i fusti dell'edera sviluppano piccole radici, che si ancorano al supporto che sostiene la pianta, sia esso un albero o una parete. Le foglie hanno un lungo picciolo, sondi dimensione varia, a seconda della varietà, in genere lucide ed abbastanza rigide, portate da un lungo picciolo; i colori sono vari, dal verde scuro, al verde chiarissimo, con varietà dalle foglie variegate di giallo o di bianco; sono di forma trilobata o pentalobata, con lobi di forma varia, anche sulla medesima pianta. In genere i fusti fertili, ovvero quelli che producono fiori, presentano foglie scarsamente lobate, o anche ovali. In settembre-ottobre all'apice dei fusti produce infiorescenze sferiche, costituite da piccoli fiori verdi, seguiti da bacche scure. I frutti e le foglie di edera sono tossici se ingeriti, ma vengono utilizzati in erboristeria ed anche in farmacologia.
Famiglia e genere | Araliaceae, genere hedera con più di 12 specie |
Portamento | Rampicante, strisciante, cespuglioso |
Esposizione | Mezz’ombra-ombra |
Clima | Alcune rustiche, altre no |
Irrigazione | Terreno sempre leggermente umido |
Moltiplicazione | Talea semilegnosa |
Concimazioni | In vaso ogni 15 giorni-1 mese |
Colori | Verde scuro o chiaro, variegature argentate o dorate |
Altezza | Da pochi centimetri a più di 30 metri |
Le piante di edera non temono il freddo e possono sopportare anche temperature molto rigide; in effetti però temono un poco il caldo e non amano ricevere il sole diretto; è quindi opportuno porre a dimora in luogo ombreggiato o semi ombreggiato, al riparo dalla luce per gran parte della giornata. Alcune varietà, con foglie piccole o a crescita lenta, possono essere utilizzate senza problemi anche come piante da appartamento.
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Il genere Hedera fa parte della famiglia delle Araliaceae. Si contano circa 12 specie di piante rampicanti e striscianti, sempreverdi, originarie principalmente dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa. Può raggiungere anche i 30 metri di altezza ed è solita arrampicarsi su muri e su alberi. In natura però vi sono però anche esemplari che tendono per lo più ad essere tappezzanti, come facilmente riscontrabile in tutti i boschi europei. Ha fusti legnosi e si arrampica ai muri o ai sostegni grazie a delle radici avventizie. Le foglie sono in linea generale lobate e coriacee. In natura è prevalente il color verde scuro uniforme, ma, come sappiamo, nei giardini sono diffuse numerosissime varietà aureo-variegate e con venature argento.
annaffiare regolarmente, cercando di mantenere il terreno leggermente umido, ma non inzuppato d'acqua; le edere comunque possono sopportare periodi anche prolungati di siccità.
generalmente si adattano a qualsiasi tipo di terreno, ma temono i ristagni idrici, quindi è bene utilizzare un terriccio ben drenato.
La coltivazione è piuttosto semplice e questo spiega il largo utilizzo nei giardini. In linea generale si tratta quasi sempre di piante rustiche e che una volta assestante non necessitano di grandi attenzioni se non una periodica eventuale potatura di contenimento e il controllo di possibili parassiti. Descriviamone comunque in linea generale le necessità specifiche.
avviene per seme, in primavera, oppure pera talea. Per un rapido attecchimento è anche possibile praticare delle porzioni di fusto, ponendo in contenitore i rami che già presentano radici aeree; queste porzioni di pianta radicano molto rapidamente. Le edere hanno una crescita molto vigorosa; s non abbiamo molto spazio a disposizione o non vogliamo che la pita divenga infestante, ricordiamoci di potare periodicamente i fusti più lunghi; questa operazione favorirà anche lo sviluppo di un arbusto denso e b en ramificato.
le edere sono molto resistenti, ma possono venire attaccate dagli acari e dalla cocciniglia, soprattutto gli esemplari coltivati in appartamento. Eccessive annaffiature o la presenza di ristagni idrici possono favorire l'insorgenza di marciume radicale.
Si tratta di piante molto tolleranti. L’ideale è un substrato di impasto medio e abbastanza ricco, ma ben drenato. Se il nostro terreno fosse troppo compatto possiamo alleggerirlo aggiungendo sabbia e torba.
Le esigenze variano tra specie e specie. Possiamo generalmente dire che l’ideale è porle a mezz’ombra-ombra. Le cultivar variegate tollerano meglio il pieno sole. Se viviamo nelle regioni meridionali è meglio evitare di piantare esemplari dalla foglia scura in pieno sole. Questo rischierebbe di danneggiare la pianta con il risultato di vedere innumerevoli foglie secche e l’attacco di fastidiosi parassiti. E’ comunque da evitare anche un’ombra eccessiva. In quei casi purtroppo le piante rischiano di essere attaccate da insetti come la cocciniglia o dalla metcalfa pruinosa.
Bisogna sotto questo aspetto distinguere gli esemplari di origine europea dalle cultivar più delicate. Le prime non hanno di solito problemi e superano indenni anche inverni molto freddi (-25).
Le piantine vendute in vaso (di solito sono a completamento di composizioni) sono ibridi di specie provenienti da aree più calde: è certamente meglio non esporle a temperature inferiori allo 0 termico.
Durante l’estate possono essere invece portate all’esterno, in una zona almeno parzialmente ombreggiata. In questa maniera cresceranno più velocemente e la maggiore esposizione alla luce accentuerà le eventuali variegature.
Di solito in piena terra, specie se esposte in maniera corretta, non necessitano di grandi attenzioni. Certamente bisognerà irrigare abbondantemente dopo la messa a dimora e insistere per qualche mese. Di solito è una pianta che si affranca con una certa velocità. Se viviamo in una zona calda è bene chiaramente insistere maggiormente. Evitiamo però di lasciare il substrato sempre troppo bagnato e aspettiamo che sia completamente asciutto prima di intervenire nuovamente. Questo aiuta la pianta a crearsi un apparato radicale profondo e ben ramificato. Gli esemplari in vaso vanno irrigati con una certa regolarità. Anche qui meglio evitare di esagerare: il secco è sempre preferibile al troppo bagnato. L’ideale di solito è intervenire settimanalmente nel periodo vegetativo, quindicinalmente in inverno. Ogni caso però va valutato in autonomia sincerandosi personalmente dell’idratazione del terreno. Una pratica diffusa ma totalmente scorretta è quella di vaporizzare le foglie. Queste sono piuttosto sensibili a diversi agenti patogeni e si rischia di essere la causa di un attacco. Se si vuole aumentare l’umidità ambientale, come è giusto, l’ideale è tenere l’esemplare in una stanza per sua natura madida o dotare i termosifoni di umidificatori. Un altro buon espediente può essere quello di porre sotto alla pianta un sottovaso riempito di ghiaia ed acqua che, evaporando, migliora le condizioni ambientali. Prestare però sempre attenzione a che le radici non abbiano accesso al liquido. Come tutte le piante tenute in casa si renderà necessario di tanto in tanto la pulizia delle foglie, per rimuovere per esempio la polvere o altri depositi. Il mio consiglio è di evitare i prodotti lucidanti che si trovano in commercio. Sicuramente danno un aspetto splendido alle foglie, ma alcuni componenti potrebbero ostruirne gli stomi impedendo la traspirazione. E’ preferibile, quindi, pulirle semplicemente con un morbido panno umido o con un veloce passaggio sotto la doccia.
Le piante tenute in giardino di solito, specie se il terreno è ricco, non necessitano di particolari attenzioni. Se si tratta di una varietà particolarmente vigorosa è anzi sconsigliato ricorrere a concimi (specie azotati) che ci costringerebbero a continue potature di contenimento.
Se si tratta di una cultivar dalla crescita nella norma si può somministrare un concime equilibrato, magari granulare a lenta cessione, due volte all’anno: alla fine dell’inverno e alla fine dell’estate. Nel secondo caso comunque è meglio dare una dose davvero minima in maniera che la crescita non sia stimolata anche in inverno, con il rischio di gelo per i nuovi rami erbacei.
Gli esemplari in vaso vanno invece da marzo a ottobre concimati ogni quindici giorni con un prodotto liquido equilibrato. Durante il riposo vegetativo le somministrazioni possono venire dilazionate fino ad una al mese.
La potatura su esemplari da giardino può essere effettuata in qualsiasi momento. Normalmente si tratta di potature di contenimento, utili per mantenere la pianta ordinata. Il momento migliore comunque è la primavera o al massimo la fine dell’estate. Si può procedere sia con cesoie da siepe sia con appositi tagliasiepe elettrici. Il diametro dei rami non diventa mai eccessivamente grande e quindi è un lavoro che si riesce a fare molto agevolmente. Bisogna comunque tenere presente che le piante di grandi dimensioni sono spesso cariche di polvere o insetti, è quindi bene indossare una mascherina e una buon copricapo. I rami delle piante in vaso vanno invece tagliati all’inizio del periodo vegetativo. L’ideale è accorciarli almeno della metà. Questo ne stimola la ricrescita e il maggiore accestimento dando all’esemplare un aspetto più pieno.
La moltiplicazione è molto semplice al punto che bisogna prestare molta attenzione al momento della potatura perché singole fogli rimaste sul terreno potrebbero radicare!
Se vogliamo ottenere degli esemplari rampicanti dobbiamo prelevare, in primavera o in estate, sezioni di 10 cm da rami giovani, dell’anno (quindi almeno ancora parzialmente erbacei). Vanno inseriti in un composto molto leggero di sabbia e perlite e tenuti umidi. Di solito radicano molto velocemente e già nel giro di due mesi vediamo spuntare nuove foglioline.
Le edere possono essere attaccate da varie parassiti. Precisiamo che nei giardini è molto difficile che questi portino alla morte la pianta. E’ altresì vero che possono danneggiarne l’estetica oltre ad essere veicolo di malattia per altre piante. E’ quindi molto importante monitorarle sempre attentamente prevenendo e eventualmente curando per tempo le affezioni.
Se viviamo in località molto calde e secche può capitare che le foglie secchino precocemente: per rimediare bisogna aumentare le irrigazioni e cercare di incrementare l’umidità ambientale.
Il grande caldo, ma anche l’ombra molto fitta, possono causare l’attacco da parte della cocciniglia bruna o cotonosa. Ci si deve attivare al più presto distribuendo un insetticida sistemico miscelato ad olio minerale. Possono capitare anche attacchi di afidi da combattere con insetticidi da contatto e ingestione. Nelle piante tenute in vaso il problema più frequente è legato ai marciumi radicali. I sintomi sono l’ingiallimento delle foglie e la poca vitalità. Bisogna limitare al massimo le irrigazioni ed eventualmente svasare e sostituire il substrato con un uno maggiormente drenante. Inoltre è sempre importante mettere sul fondo almeno due centimetri di materiale non poroso.
Hedera helix è la comune edera europea. In Italia si adatta bene quasi ovunque. Le foglie hanno verde scuro con macchie più chiare sulle venature. In commercio si trovano però innumerevoli cultivar con foglie di vario colore, dal verde mela al verde medio. Molto diffuse sono anche le variegature dorate e argentate. Queste sono molto utili per dare luce a zone particolarmente ombrose. Sono state create anche tipologie nane che si adattano alla coltivazione in vaso sia in esterno sia in appartamento.
Hedera Canariensis proviene dall’Africa. E’ molto decorativa, ma purtroppo è di difficile coltivazione, se non nel Sud Italia. Infatti è poco rustica, ma contemporaneamente non ama essere trattata come pianta da interno. Di solito quindi, se non crescono nel loro ambiente naturale (o in uno simile), hanno vita breve. Sono comunque molto utilizzate per la loro bellezza estetica nelle composizioni floreali. Ciò nonostante per esempio la varietà “Gloire de Marengo” è molto comune nei giardini del Mezzogiorno.
Hedera Himalaya è piuttosto vigorosa e abbastanza rustica. I rami vecchi e quelli nuovi portano foglie di forma diversa.
Hedera colchica specie adatta a tutto il territorio italiano, molto robusta e vigorosa. Può crescere fino a 10 metri di altezza e porta foglie molto grandi.
Oltre all'aspetto più ornamentale dell'edera, ci sono anche diversi aspetti fitoterapici di questa pianta che non tutti conoscono. Pare infatti che l'edera abbia diverse proprietà benefiche e curative. Si suppone che questa pianta sia efficace contro la cellulite, contro l'invecchiamento ma anche contro la tosse.
Viene infatti utilizzata in caso di sindromi da raffreddamento per liberare bronchi e catarro grazie all'azione espettorante delle saponine, sostanze tossiche presenti nelle foglie di questa pianta che stimolano la liberazione delle vie aeree.
L'utilizzo dell'edera per ottenere questi presunti benefici dovrebbe essere principalmente tramite impacchi. A seconda del disturbo che volete alleviare, gli impacchi andranno posizionati in una zona del corpo piuttosto che un'altra. Per combattere influenza e costipazione dovrete posizionare gli impacchi sul petto e sul torace.
Per sfruttare le proprietà anticellulite, gli impacchi andranno messi nei punti dove vogliamo che l'edera faccia effetto. Oltre a questi benefici, pare che gli impacchi di edera possano essere utili anche per ridurre la ritenzione idrica ed il gonfiore.