Albicocco - Prunus armeniaca
Prunus armeniaca è una pianta d'origine cinese, alcuni sostengono possa provenire dalle zone della Persia e dell'Armenia. Albero di media grandezza, raggiunge generalmente i 5-7 m d'altezza, ha foglie cuoriformi sottili e lisce, i fiori sono di color bianco rosato.
Produce frutti di forma ovoidale con la buccia di colore che varia, secondo la varietà, dal giallo chiaro all'arancio intenso. La polpa è tenera, succosa e ha un alto contenuto di vitamina A. Le albicocche, oltre che per il consumo fresco, sono utilizzate dall'industria per la produzione di succhi, sciroppi, marmellate, mostarde ecc. Generalmente, tutte le varietà di albicocco sono autofertili, tuttavia la presenza di diverse varietà ne incrementa notevolmente la produzione di frutti. L'albicocco preferisce zone a clima temperato ma è diffuso e coltivato anche in zone più fredde; teme i forti venti e, a causa della sua precoce fioritura, anche le gelate tardive che possono recare gravi danni alla fioritura e di conseguenza anche alla produzione di frutti.
L'albicocco si può innestare su diversi tipi di piante, sono usati il franco, il susino mirabolano, il pesco e il mandorlo. Tuttavia il soggetto comunemente usato e il susino mirabolano, il quale non ha particolari esigenze di terreno, ha un'ottima affinità e un rapido sviluppo, le piante sono vigorose, longeve e fruttificano precocemente. Con l'innesto sul pesco si ottengono piante poco vigorose e longeve ma molto produttive, alcune varietà di albicocche sono di qualità migliore ed hanno una maturazione anticipata.
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Come per moltissime altre piante, anche per l'albicocco si consiglia di usare concimi organici come il letame o lo stallatico durante il periodo di riposo vegetativo, mentre in primavera-estate, si possono usare concimi NPK, vale a dire a base di azoto, fosforo e potassio evitando di utilizzarli durante i periodi più caldi e siccitosi.
Per mantenere sempre ottimale la qualità del substrato è consigliabile distribuire, a metà autunno e eventualmente anche ad inizio primavera, una buona quantità di stallatico sfarinato o in pellets, in maniera da coprire l’area sotto alla chioma.
La concimazione vera e propria del Prunus armeniaca si esegue invece a inizio primavera spargendo e incorporando un prodotto per fruttiferi (dove più potassio che azoto). Ripetiamo poi la somministrazione al momento dell’allegagione. Per le quantità atteniamoci a quanto consigliato sulla confezione.
L’ALBICOCCO IN BREVE |
Famiglia, genere, specie | Rosaceae, prunus armeniaca |
Tipo di pianta | Albero da frutto |
Fogliame | Caduco |
Altezza a maturità | Da 2 a 10 m |
Spaziatura | Da 3 a 6 m |
Manutenzione | Facile |
Crescita | Da normale a veloce |
Necessità idrica | bassa |
Esposizione | Sole |
Terreno | Calcareo ben drenato |
pH terreno | neutro |
Umidità del terreno | secco |
Resistenza al freddo | Mediamente resistente; fioritura sensibile alle gelate tardive |
Propagazione | Semina, innesto a gemma dormiente o a spacco |
Forme di allevamento | A pieno vento, a vaso nano, a palmetta, a spalliera |
Parassiti e malattie | Afidi, formiche, bolla, moniliosi, oidio, gommosi |
I parassiti animali che più attaccano l'albicocco sono in particolare gli afidi, che si sviluppano sull'estremità dei germogli. Possibili sono anche attacchi di cocciniglie che, se presenti in modo massiccio, posso causare un generale indebolimento della pianta con danni anche ai frutti. Un'altro parassita che provoca danni rilevanti è la tignola che penetra nelle gemme e nei giovani germogli dissecandoli rapidamente
Patogeni di origine fungina cui l'albicocco è soggetto sono il corineo che produce delle macchie sulla foglia che necrotizzano i tessuti lasciandole bucherellate e la monilia che colpisce rami e frutti che una volta infettati marciscono.
L'albicocco si presta bene per essere formato a pieno vento (crescita naturale). È possibile formare la chioma su fusto medio a circa 120 cm, oppure ad alto fusto a circa 180-200 cm, perciò si pianterà un pollone di un anno e si dovrà subito tagliare all'altezza desiderata dopo di che, l'anno successivo, si conserveranno almeno tre rami che si dovranno accorciare a 20-25 cm dal punto di partenza, questi produrranno a loro volta altri rami che saranno anch'essi accorciati. Così facendo s'irrobustirà il tronco, i rami che cresceranno in seguito, saranno sufficienti per formare la chioma definitiva. Negli anni successivi, durante il riposo vegetativo, si faranno solo interventi di diradamento interno della chioma e l'eliminazione di rami secchi.
Per formare il vaso è necessario piantare un pollone di un anno e tagliarlo a 40-50 cm dal suolo. All'inizio del secondo anno si accorceranno a 30-40 cm almeno quattro rami vigorosi tenendoli lontani dal centro, che a loro volta daranno altri rami dei quali si conserveranno solo quelli esterni. Accorciare ancora anche questi rami in modo da irrobustire ulteriormente la pianta, dopo di che la crescita sarà lasciata libera praticando solo qualche potatura di sfoltimento eliminando i rami disordinati.
È probabilmente la formazione migliore da realizzare anche in giardino, si presta bene per guarnire mura e recinzioni e, considerando che l'albicocco è sensibile ai forti venti freddi invernali, è preferibile piantarlo nel lato sud per ottenere i migliori risultati. In questo caso si dovrà piantare un pollone di un anno tagliato a 50 cm da terra e l'anno successivo conservare almeno quattro rami per disporli due per lato e uno da lasciar crescere verticalmente, il tutto fissato ad un traliccio o altro sostegno. L'anno successivo si praticheranno delle potature per spuntare e irrobustire così i rami laterali mentre una potatura più energica sarà effettuata sulla freccia verticale per assicurare il ricambio con nuovi rami.
L’albicocco è una albero che sopporta bene temperature anche molto basse (intorno a -15°C) quando è in riposo vegetativo. Ha però il difetto di fiorire molto precocemente (prima, per esempio, di peschi e ciliegi). In caso di gelate tardive, quindi, non è raro perdere a causa di ciò tutta la produzione dell’annata.
Se viviamo nelle regioni settentrionali o in altura il consiglio è di inserire l’albicocco in una posizione raggiunta per tutto il giorno dai raggi del sole e riparata dai venti freddi. Al momento della scelta dell’esemplare, inoltre, chiediamo una varietà moderna dalla fioritura il più possibile tardiva.
Ad ogni modo è bene precisare che, sebbene rusticissimo, l’albicocco è una pianta spiccatamente termofila. Cresce e fruttifica velocemente e abbondantemente soprattutto nelle aree a clima mediterraneo.
Le varietà antiche di questo fruttifero prediligono i terreni calcarei e molto ben drenati: non era infatti raro, un tempo, l’insorgere di asfissie radicali. La coltivazione oggi può finalmente essere effettuata su qualsiasi substrato a condizione che l’albicocco sia innestato sul soggetto adatto. Per esempio su suoli molto argillosi è bene richiedere come portainnesto il mirabolano o il susino. Su terreni di medio impasto si consiglia invece l’accoppiata con il pesco selvatico. I terreni molto sciolti sono invece perfetti per albicocchi nati da seme o innestati su albicocchi selvatici. Ad ogni modo curare la messa a dimora è sempre determinante per ottenere ottimi risultati in tempi brevi.
IL CALENDARIO DELL’ALBICOCCO |
Messa a dimora | Ottobre-novembre (Centro-Sud); marzo (Nord e in altura) |
Fioritura | Febbraio-aprile |
Raccolta | Giugno-agosto |
Potatura di formazione | Luglio-agosto |
Pulizia | Fine inverno |
semina | Novembre |
Innesto a gemma dormiente | Luglio-agosto |
Quando?
Il periodo migliore per piantare un albicocco è generalmente l’inizio dell’inverno: procedendo in questa maniera la pianta si sarà già leggermente affrancata all’arrivo della bella stagione e potremo contare subito su di una buona crescita vegetativa.
Un importante ostacolo è però il clima: i soggetti di piccole dimensioni possono subire danni anche notevoli da gelate prolungate e venti. In questi casi possiamo scegliere se aspettare l’inizio della primavera (febbraio-aprile) oppure coprire l’esemplare con materiale isolante apposito.
Come procedere?Scaviamo una buca larga e profonda almeno il doppio del pane di terra, scassandone energicamente le pareti con un forcone. Creiamo uno spesso strato drenante a base di ghiaia e un altro con dello stallatico molto stagionato. Mescoliamo la terra estratta con un poco di terriccio-ammendante e della sabbia (specialmente se il primo risultasse compatto e argilloso). Copriamo fino a livello del suolo e comprimiamo con i piedi. Irrighiamo abbondantemente. Se la pianta fosse a radice nuda è consigliabile, prima dell’impianto, procedere con l’inzaffardatura, che reidraterà le radici consentendo una più rapida ripresa.
Nel caso dobbiamo inserire più piante lasciamo dai 3,5 ai 6 metri tra una e l’altra, tenendo conto delle dimensioni definitive che raggiungerà. Questo dato dipende in gran parte dalla varietà, dal portainnesto e da come vorremo impostare il soggetto.
L’albicocco, una volta impostato, non necessita molta manutenzione. Come abbiamo detto è infatti un albero che predilige i suoli secchi e le irrigazioni, se non in caso di siccità eccezionali, saranno del tutto superflue, in particolare passato il primo anno di assestamento. Anche le piante giovani devono essere spinte il più possibile ad essere autonome sotto questo aspetto. L’ideale è intervenire solo quando vi sono evidenti segni di sofferenza (foglie pendenti e che cominciano ad ingiallire).
L’albicocco sotto l’aspetto sanitario è molto simile al pesco, visto che soffre a grande linee delle medesime affezioni.
Per esempio è piuttosto soggetto alla
bolla del pesco (Taphrina deformans) che causa danni importanti alla pianta e al raccolto. Si evidenzia con gemme, foglie e frutti visibilmente deformarti. In particolare le foglie seccano cadendo: di conseguenza la pianta non riesce a portare a termine l’allegagione e la maturazione dei frutti. Per prevenirne la comparsa è importante effettuare annualmente due trattamenti a base di poltiglia bordolese: in autunno e in primavera, prima dell’apertura dei fiori (sul “bruno”).
Altre affezioni frequenti sono l’oidio e la moniliosi, entrambe da trattare con prodotti specifici.
Segnaliamo anche il cancro batterico e la vaiolatura delle drupacee, purtroppo molto difficili da combattere una volta contratte.
Molto frequente sugli albicocchi è inoltre la
gommosi: non è causata da un agente patogeno specifico, ma è un chiaro segnale di patimento generale dell’albero, in particolare dell’apparato radicale (probabilmente per ristagno idrico). In altri casi interviene in caso di presenza di fitofagi o di funghi. I rimedi migliori consistono nell’effettuare trattamenti preventivi con rameici. Utile è anche migliorare il terreno con ammendanti.
Nel caso vi siano disseccamenti eliminiamo i rami colpiti e copriamo il taglio con del mastice ed eliminiamo attentamente tutte le secrezioni.
La fioritura degli albicocchi avviene, a seconda del nostro clima e della varietà (più o meno precoce) tra febbraio e aprile. È sicuramente la fase più delicata visto che basta una temperatura di -2°C per rovinare definitivamente i fiori. Altri importanti pericoli, che influiscono pesantemente sull’impollinazione (che avviene grazie agli insetti), sono il vento e la pioggia persistente.
In una buona annata un albicocco maturo può dare da 30 a 50 kg di frutti, circa 3-4mesi dopo la fioritura. Sono pronti per essere raccolti quando, girandoli leggermente, si staccano da soli dalla pianta.
Le albicocche, soprattutto se raccolte mature, si conservano per poco tempo. L’ideale è consumarle il prima possibile e tenerle eventualmente per qualche giorno nella parte bassa del frigorifero. In alternativa possiamo scegliere di raccoglierle ancora un poco dure e attendere in casa la loro maturazione.
Per conservare ulteriormente un raccolto abbondante possiamo però scegliere di realizzare delle buone marmellate o creare dei vasetti di frutta sciroppata.
Al momento della scelta del nostro albicocco dovremo tenere presenti diverse variabili. Una delle più importanti è senz’altro, come abbiamo già accennato, l’epoca della fioritura in riferimento al nostro clima. Importante è inoltre se il soggetto sia autofertile, il che ci consentirà di possedere anche solo un albero.
Altre caratteristiche importanti sono le dimensioni definitive e il portamento dell’albero oltre alle qualità organolettiche dei frutti. Negli ultimi anni, inoltre, anche grazie all’abbinamento con nuovi portainnesti, è possibile scegliere varietà resistenti a virosi e batteriosi.
Ecco alcune delle più conosciute:
Tra le precoci segnaliamo
Aurora (molto precoce, ma non autofertile),
Antonio Errani (di ottimo sapore, ma necessita del proprio impollinatore specifico),
Bella d’Imola (con polpa soda e gustosa, soggetta a moniliosi),
Harcot (autoincompatibile, grandi frutti rossi)
Alcune medie molto diffuse sono:
Palumella (molto produttiva, adatta alla conservazione),
Portici (molto produttiva e gustosa, molto adattabile a diversi climi),
Reale d’Imola (molto produttiva e costante, polpa acidula).
Tra le tardive ricordiamo:
Luizet, autofertile con frutti molto grandi,
Goldrich, necessita di fecondazione, frutti aciduli adatti alla conservazione,
Pisana, produzione elevata e costante, polpa molto gustosa.
Ottenere un albicocco da seme può essere utile in diversi casi: alcune varietà antiche si riescono a riprodurre molto fedelmente e, in terreni adatti, sono capaci di dare ancora grandi soddisfazioni. Un selvatico, inoltre, può essere utile per innestare altre piante compatibili compresi albicocchi (magari di varietà più precoci o tardive), consentendoci così una raccolta scalare.
Si comincia nel mese di novembre, procedendo con la vernalizzazione di semi (“noccioli”): bisogna porli in un substrato composto al 50% di terriccio e al 50% di sabbia. Il tutto va tenuto sempre leggermente umido, all’esterno. Se dove viviamo gli inverni sono miti, poniamo il tutto in frigorifero.
La germinazione dovrebbe avvenire verso febbraio-marzo: vedremo fuoriuscire la prima radichetta dal guscio ormai divenuto molto morbido.
Spostiamo ognuno in un vasetto singolo con una composta un poco più compatta della precedente. La piantina è pronta per il trapianto o per essere impiegata come portainnesto dopo circa un anno.
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